Cari amici,
dopo una lunga pausa estiva, eccoci qui con le ultime novità. Anche se non abbiamo più scritto, come sapete il progetto in Kenya non si arresta. La nostra scuola adesso dispone anche di un piccolo ufficio e di uno spazio cucina. La recinzione è finita e la Buganvillea sta crescendo.
A settembre abbiamo avuto un importante aiuto da parte di Anna, una nostra amica, che è venuta con noi in Kenya a marzo. In quest’occasione Anna, durante la distribuzione di viveri in un villaggio, ha conosciuto una famiglia in particolare difficoltà. Una famiglia con un padre e sei figli. Il padre è rimasto solo dopo che la madre ha deciso di andarsene senza lasciare traccia di sé. I figli, Elince 16 anni, Nzai 14 anni, Mwarandu 12 anni, David 10 anni, Janny 8 anni e Selivina 6 anni, avevano smesso di frequentare la scuola perché non se lo potevano permettere. In Kenya infatti, per poter usufruire dell’istruzione scolastica, è richiesto il pagamento di una piccola retta che non tutti riescono a pagare. Elince, la figlia più grande, a tutti gli effetti ha sostituito il ruolo della madre, e si occupa di cucinare, di lavare e di pensare ai più piccoli.
Con il contributo di Anna, però, abbiamo potuto rimandare i figli a scuola fino alla fine dell’anno scolastico. Inoltre abbiamo lasciato un credito presso l’ alimentari di nostra fiducia, affinché la famiglia possa comprare il necessario per sopravvivere: fagioli, riso e polenta.
Il mangiare nei villaggi è molto semplice. Si tratta spesso di polenta condita con erbe del campo, pesce o pollo. Intendiamoci, il sugo di pesce consiste in un brodo fatto con gli scarti del pesce, cioè quello che buttano via nei resort turistici.
Comunque, così facendo, per lo meno fino alla fine dell’anno, la famiglia sarà in grado di coprire tutte le necessità, grazie al nostro aiuto e al piccolo guadagno del padre.
A novembre saremo sul posto, anche per accertarci che la famiglia stia bene. Inoltre vorremmo creare una scuola serale per adulti. In Kenya, nonostante sia apparentemente uno dei paesi più sviluppati, c’è infatti il grande problema dell’abbandono delle scuole e del petrarchismo. Mentre la media africana ha una percentuale di 87% di alfabetizzazione, in Kenya solo 79% delle ragazze sanno leggere e scrivere contro il 95% dei ragazzi.
Il problema si concentra nelle zone interne, lontane dai centri urbani e nelle zone periferiche delle città, quindi nella parte più povera della popolazione.
Una scuola serale nella nostra Wisdom School a Jimba potrebbe aiutare le giovani donne dei villaggi a recuperare un minimo di autonomia. Servirebbe per fare in modo che una donna possa diventare in grado di tirare avanti una famiglia anche da sola, perché spesso gli uomini abbandonano le famiglie numerose e se ne vanno altrove. Imparando a leggere e scrivere, diventerebbero più indipendenti.
Questi sono solo una parte dei progetti che terremo presenti nel nostro viaggio a novembre.
Quello che chiediamo è un aiuto, un piccolo dono, perché anche il gesto apparentemente più piccolo può essere speranza per molte persone.
Confidiamo nel cuore e nell’amore di tutti. Che l’amore, si sa, è in grado di far miracoli.